ANDERSON EAST: Worthy
data
13/06/2025Perfetto per chi cerca un riparo dalla frenesia del giorno, per rallentare, azzerare i pensieri, e dedicare tempo costruttivo, all’ozio: ‘Worthy’ è il sesto album del cantautore americano Anderson East. E’ un disco decisivo per la sua carriera. Musicalmente è un disco “senza pressioni”, che si struttura completamente sugli effetti sbalorditivi della sua voce, e sul rispetto del silenzio! Non ci sono perturbazioni. Astenersi, piuttosto che agire, oppure, agire moderandone gli ingressi. La voce di East (Michael Cameron Anderson), è a tratti cruda (come la musica originaria della sua terra, Nashville, Alabama), ma dal peso specifico soul; in ogni sua variazione (accennata, appesa ad un filo, in alcune sequenze, più decisa e diretta), ne potrai misurare l’emozione, cogliere accenti R&B, e crudezza country soul. Il rispetto lo potrai cogliere nell’approccio degli strumenti, che la accompagnano, e la ambientano in territori soft. Ad un primo ascolto, superficiale, la voce sembrerà la protagonista. Ad un passaggio successivo, ti accorgerai, che non mancano le parti jammate, ma sono come stratigrafate (sotto la voce) e trasmettono all’ascoltatore, quel messaggio di “non urgenza” che caratterizza tutto il disco. In primis si percepisce il battito dal suono ammortizzato, la fluidità dei tasti bianco nero, ed il lavoro della chitarra che è concentrato, per evidenziare (naturalmente) e sottolineare la componente vocale; poi, timidi fiati, e cori soul, fanno da legante tra i vari strati. E’ un progetto che si prende cura del suono, e del formato canzone (tutte efficaci) e figlie di più parolieri (Natalie Hemby, Lori McKenna, Aaron Ratiere, Ashley Monne, Trent Dabbs). Esecuzioni: spirituali alla Jeff Buckley, persuasive alla Jonathan Roy (“Keeping Me Alive”), sollecitazioni ariose da The Red Clay Stray (con i quali ha collaborato nel loro ultimo album), ma soprattutto esecuzioni dal carattere, silenzioso e concreto di Anderson East, cantautore per caso, voleva fare l’ingegnere del suono (tra l’altro ha scritto una ballad per Michael Bolton, “Whatever She Wants”). E per apprezzarne il suo talento dal vivo, provate ad ascoltare il suo primo album live ‘Alive In Tennessee’ del 2019. Ma ora, concentriamoci su “Worthy”, la traccia, il cui intro, dal riff rallentato alla Fleetwood Mac (“Oh Well), o perché no, anche dall’intro dei Phish di “Chalk Dust Torture”, fa capire come East e Dave Cobb (chitarrista e produttore) vogliano agire (moderando gli ingressi). “Never Meant To Hurt You” colpisce per la linea di basso; strumento in sordina che, rende di gran classe “Reasons”. Ho apprezzato questo ritorno sui propri passi, un disco che si allontana dall’ultimo ‘Maybe We Never Die’ (2021) e per certi aspetti, si ricollega a ‘Delilah’ (2015), l’album che lo ha messo alla luce della critica musicale.
Commenti