SIENA ROOT: Made In Kuba - Live
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19/07/2025‘Made in KuBa (Live)’ degli svedesi Siena Root ha l’effetto di un sortilegio. Una line-up non stabile, dinamica, che si radica sui due fondatori (batterista/bassista, Love Forsberg/Sam Riffer), che dal 1999 si costella di ospiti (nella loro discografia oltre trenta musicisti di partecipazioni occasionali ad affiancarli in studio e nei live). Lo dimostrano anche le più vocalità, maschili e femminili, che ne hanno marcato i prodotti (Oskar Lundstrom, nell’audace doppio album d’esordio, seguito da Sanya, Sartez Faraj, Janet Jones Simmonds, Jonas Ahlen, Samuel Bjoro, Lisa Lystam, etc, fino all’attuale Zubaida Solid). Un genere “roots rock” rielaborato, con un approccio studiato, pianificato, con l’aggiunta di strumenti “non tradizionali” (sitar, flauto indiano, gong, tzouras, tamburello, nacchere, theremin, tanpura, etc), che trasformano la malinconia in stile compositivo, dove il dettaglio diventa sinonimo di minuzia autentica, non di ripetitività. Una mentalità retrò per la registrazione di tipo analogica su nastro. Siena Root non è una moda, e nemmeno un’etichetta filosofica “peace and love”; Siena Root è un progetto che impersonifica la natura (terra di Siena), come una figura materna (terra madre), malleabile e senza volto, un’entità bisessuale dal pigmento inorganico evocativo. Potresti avere una loro visione incompleta se ti fidassi dei nomi che spesso vengono citati per descriverli, anche se effettivamente ascoltando la loro discografia potresti trovare tracce di Deep Purple, Uriah Heep, Led Zeppelin, The Doors, Jethro Tull, Iron Butterfly, etc. Ma è proprio nel concretizzare il loro ascolto che potresti vivere una vera e propria “esperienza”, una conoscenza con più stimoli; i Siena Root implicano un coinvolgimento nella loro evoluzione, e conferiscono una percezione più vivida del loro cammino pionieristico. Personalmente, nel loro primo album ‘A New Day Dawning’, quarto ‘Different Realities’, quinto ‘Pioneers’ e sesto album ‘A Dream Of Lasting Peace’ ho riscontrato una maggior comprensione (gradimento) verso prodotti che non si sono piegati al solo raffronto ad un rock già sentito. Sperimentano in ogni album un heavy rock differente, con organo/mellotron alla base, dove basso e batteria guidano su strade sicure, ma si accessoriano sempre di strumentazioni da strade sterrate, sperimentando sonorità greche, indiane, folk ed altro ancora. Tornano prima di intraprendere una nuova tournée con ‘Make in KuBa’: album registrato in tre serate nel locale per musica dal vivo di Jena, in Germania; a presa diretta, senza sovraincisioni o altre rielaborazioni; dodici tracce registrate a mezza velocità. Una scaletta che ripercorre tutte le strade che hanno preso in otto album, escludendo il primo (le cui tracce furono già selezionate per l’album live del 2011, ‘Root Jam’). L’esperienza nell’esperienza! E’ un album scenografico, dal potere soprannaturale. Le canzoni estrapolate sembrano far parte di un progetto più grande; si potrebbe pensare ad un film per l’atmosfera che creano: romanticismo da ‘The Song Remains The Same’ dei Led; non per le immagini delle serate live, ma per le immagini che ritraevano Plant, John Paul Jones, Bonzo, in compagnia dei loro familiari o alle visioni in chi si trasformavano in personaggi di fantasia; regna la psichedelia con un grosso potere benefico. La chitarra di “We (We Are Them)”, il riff iniziale della batteria (come un apostrofo di Moby Dick) di “Tales Of Independence”, e la voce di Zubaida Solid in “In My Kitchen” (trasferisce un senso di serenità assoluta), sono suggestioni Led che in sede live si percepiscono ancora più marcati; i suoni diventano più caldi ed intensi. “Keeper Of The Flame” è più bella dell’originale in studio. Siena Root sembra un cavallo difficile da domare, la chitarra scimmiotta con qualcuno del pubblico, ma è lo stesso John Borgstrom che ne prende le redini in una cavalcata veloce e perfetta. In “The Summer Is Old” la psichedelia diventa più oscura, ma è il flauto a mantenere uno strato di grazia tra sollecitazioni doom del basso. E’ sulle parti strumentali che trasuda l’essenza dei Siena Root. Il 14 ottobre 2025 si esibiranno a Milano (Arci Bellezza): non ci resta che verificare!
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