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BORN OF OSIRIS: Through Shadows

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23/08/2025
81


Genere: Progressive, Metalcore
Etichetta: Sumerian Records
Distro:
Anno: 2025

'Through Shadows' è l'ultimo lavoro degli ultra tecnici Born of Osiris. Difficile trovare materiale originale ultimamente, ma bisogna togliersi il cappello di fronte a questi ragazzi per il semplice fatto di non aver paura di evolversi, e di sperimentare con suoni non conformi alla norma. Il disco si apre con "Seppuku", brano potente che promette violenza pura, finché non arrivano tastiere da pop-idol giapponese, e capisci che stai marinando in un’infarinatura cosmica di anime, breakdown e finti drammi. Poi arriva "Elevate" a provare a rialzare il tiro, ma resta invischiata in una palude di aspettative deluse. "The War That You Are" è un brano solido, ma troppo lineare, quasi prevedibile: sembra scritto in modalità autopilot. Fino ad adesso niente di che, un disco ben fatto, ma che emoziona più di tanto. E allora come la mettiamo? "Inverno": boom!! È il momento della riscossa: chorus cattivo, riff catchy, pathos vero. Ti entra in testa come un piacevole virus e t'infetta velocemente. Da qui il disco si scrolla di dosso la sufficienza e vira velocemente all'eccellenza. "A Mind Short Circuiting" è una mazzata ritmica: groove robotico tipo codice Morse, la batteria è un cuore elettronico in aritmia diretto verso l'inevitabile infarto. Poi è il momento di "Burning Light", un interludio elettronico etereo, ma coerente, come una sosta mentale in tutto questo caos. "In Desolation", posizionato perfettamente dopo questo respiro, fa esplodere il mix composto da chorus killer, melodia sopraffina, atmosfera drammatica al servizio del riffing. Si prosegue in ascesa: "Torchbearer" martella, ben ritmata, piena di energia; "Activated" introduce il sax, forse non originalissimo (i Tesseract lo avevano già fatto prima), ma c'è un senso di grandezza quasi cinematografica mai vista nel quartetto metalcore. "Dark Fable" e "Transcendence" ci guidano verso il gran finale. Tra l'altro "Dark Fable" ricorda tantissimo i tappeti tastieristici di Tommy Talamanca con i Sadist. "Blackwater" chiude con eleganza, malinconia emotiva, dopo un lungo viaggio rumoroso. È la carezza finale dopo aver ricevuto dei round di pugni assortiti. 'Through Shadows' è un album che cambia faccia più volte; alcuni momenti sembrano confessioni melodiche, altri brani sembrano scritti da una pop star sotto metanfetamina. In certi punti confonde, in altri conquista. È disomogeneo, schizofrenico, ma quando centra l’alchimia tra melodia, groove e synth, beh, infinitamente spacca! 

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